Analisi, valutazioni, interventi e censimenti

Il metodo VTA (Visual Tree Assessment = Controllo visuale dell’albero) messo a punto negli anni 90′ dal Prof. C. Mattheck, dell’Università di Karlsruhe (Germania) permette l’identificazione dei soggetti arborei a rischio statico (= a rischio di crollo) attraverso il riconoscimento di sintomi esterni caratteristici. Attraverso l’analisi visiva, verificando cioè la chioma, la presenza di parti di legno secco, cordoni, corpi fungini, ferite o altri sintomi, interpretando cioè il linguaggio corporeo dell’albero, è possibile diagnosticare il suo stato di salute e quindi intervenire correttamente. L’obiettivo della V.T.A. è descrivere ed analizzare la situazione biomeccanica dell’albero al fine di valutare il rischio di schianto dell’intera pianta o del cedimento di parti di essa.

 

La valutazione di stabilità di un albero si conclude con l’attribuzione della classe di propensione al cedimento, consentendo di individuare inequivocabilmente gli alberi stabili, quelli instabili o problematici e quelli che necessitano di interventi correttivi per essere riportati ad accettabili condizioni di stabilità. L’ analisi, dove necessario e opportuno, può essere accompagnata e/o integrata da verifiche più approfondite, basate su misurazioni strumentali ottenute con apparecchiature specifiche per la valutazione dei tessuti legnosi interni del fusto, delle branche (rami) e per valutare la resistenza dell’apparato radicale agli stimoli esterni (es. vento).

La valutazione di stabilità ha una validità temporale (salvo la necessità di abbattimento immediato della pianta) è denominata ‘tempo di ritorno’ e fissata a discrezione del valutatore.

I dati di analisi raccolti vengono poi acquisiti in singole schede mediante uno specifico software di raccolta dati – da noi appositamente progettato e realizzato – che ci consente l’inserimento in un database articolato di veloce e facile consultazione.

Il metodo SIA – ovvero il calcolo della “sicurezza di base” – ideato dal prof. ing. Lothar Wessolly, dell’Università di Stoccarda – tiene in considerazione le caratteristiche strutturali degli alberi e le forze esterne che ne influenzano le condizioni statiche. Nel cosiddetto “triangolo della stabilità” si rapportano tre importanti fattori: la forma della chioma, il carico sopportato, il materiale costituente.

I dati raccolti vengono confrontati con apposite tabelle di riferimento, risultato di oltre 12.000 rilievi sperimentali condotti dal prof. Wessolly.  Il metodo, fornisce – seppure in maniera indicativa – una valutazione di massima della capacità di sopportazione di carichi esterni dell’albero suggerendo lo spessore minimo medio del legno utile a garantire la sicurezza statica all’albero indagato.

Il metodo QTRA è un metodo integrato di valutazione messo a punto e codificato da Mike Ellison – Agronomo Forestale britannico ed esperto di stabilità degli alberi. Il QTRA è un metodo integrato di valutazione/quantificazione del rischio associata alla presenza degli alberi e pertanto individua un approccio metodologico che combina una valutazione di tipo tecnico sull’albero con una valutazione del rischio derivante dalla probabilità del cedimento dello stesso (o di parti di esso) e dalle eventuali conseguenze provocate, considerate in relazione alla possibile perdita di una vita umana o di danno a manufatti, nel corso dell’anno successivo all’analisi. Tra i vari aspetti innovativi della metodologia di grande interesse è l’accento posto sulla relazione tra il concetto del rischio (arboreo) e un ragionevole impiego delle risorse economiche che si intende impiegare nella riduzione del rischio stesso. Questo approccio metodologico parte da una valutazione generale – eseguita su molti alberi – per passare, ove necessario, ad un esame dettagliato per ogni singolo albero (il metodo è molto in uso nei paesi anglosassoni e utilizzato soprattutto per la valutazione di ampie aree alberate). Il risultato del QTRA è denominato Rischio di Danno e consiste in una misura combinata della probabilità e delle conseguenze del cedimento dell’albero, considerate – come anticipato – in relazione alla possibile perdita di una vita umana.

In sintesi, esiste un rischio derivante dalla caduta di alberi solo se sussiste sia la probabilità del cedimento dell’albero sia la possibilità che ne risulti un danno.

     

Il compito del valutatore del rischio consiste nel considerare la probabilità e le conseguenze della caduta dell’albero. Il risultato di questa valutazione è quindi quello di fornire informazioni per la comprensione del rischio da parte del gestore dell’albero, che può anche esserne il proprietario.

La valutazione quantitativa del pericolo arboreo Quantified Tree Risk Assessment (QTRA) permette a all’esperto di identificare ed analizzare il rischio derivante dal cedimento dell’albero in tre fasi chiave:

  1. considerazione della tipologia di uso del suolo nei termini di vulnerabilità all’impatto e tasso di occupazione;
  2. considerazione delle conseguenze di un impatto, tenendo conto della grandezza dell’albero o del ramo interessati
  3. stima della probabilità che l’albero o il ramo cadano coinvolgendo l’uso del suolo in questione.

Siamo in possesso di certificazione e abilitazione all’utilizzo della metodologia QTRA.

Le strumentazioni maggiormente utilizzate per indagini strumentali di approfondimento sono:

IL TOMOGRAFO SONICO

Il tomografo sonico costituisce un importante strumento per la diagnosi non invasiva dei tessuti interni del tronco: consente infatti di individuare eventuali anomalie e alterazioni interne al fusto e/o carie e misurarne con buona precisione l’entità e l’estensione anche quando queste non sono rilevabili attraverso un’ispezione esterna. Il sistema è costituito da una catena modulare di sensori – generalmente composta da un minimo di 8 fino a 12 elementi, disposti lungo la circonferenza del tronco a distanza regolare l’uno dall’altro, su un piano orizzontale.

Il principio generale su cui si basa la misurazione è il tempo di trasmissione di un’onda sonora: a ciascuna tipologia di legno vivo corrisponde, per lo stato di legno sano e per la specie di riferimento, un intervallo di velocità radiale tipico; lo strumento provvede a registrare le velocità rilevate e gli scostamenti dalla velocità ottimale. Le misurazioni così ottenute sono restituite, opportunamente omogeneizzate (ovvero depurate cioè di valori troppo al di fuori della media delle misurazioni) con la rappresentazione grafica della sezione indagata (tomogramma). Il diagramma evidenzia, con una scala cromatica – impostata e scelta dall’operatore – le zone dove il legno è sano e riporta valori pari e/o superiori alla media, per la specie di riferimento, le eventuali zone di legno leggermente, mediamente, sensibilmente e fortemente degradato o dove sono presenti carie legnose e/o presenza di vuoti.

IL DENDRODENSIMETRO RESISTOGRAPH®

Il dendrodensimetro Resistograph è uno strumento atto alla valutazione del decadimento e della qualità del legno attraverso la misurazione della resistenza dello stesso alla microperforazione. L’impiego del dendrodensimetro sugli alberi consente di individuare eventuali anomalie e/o alterazioni nel legno e di misurarne l’estensione. L’analisi è particolarmente utile all’esame di singole branche e/o rami in quota, anche e soprattutto grazie al ridotto peso ed ingombro dello strumento.

Il dendrodensimetro si rivela poi particolarmente utile per una ulteriore diagnostica di approfondimento puntuale di aree ammalorate già rilevate mediante utilizzo di tomografo sonico: lo strumento permette infatti – nello specifico di un danno rilevato – una valutazione di dettaglio millimetrica di aree di legno cariato e/o danneggiato. Le misure così ottenute vengono restituite sotto forma di grafico (dendrogramma o profilo densitometrico), riportando sull’asse delle ascisse (x) i cm di avanzamento della sonda mentre su quello delle ordinate (y) viene riportata la resistenza alla penetrazione espressa in termini percentuali.

ANALISI STRUMENTALE MEDIANTE PROVA DI TRAZIONE (PULLING TEST)

Si tratta di una analisi mini-invasiva con lo scopo di valutare la resistenza al ribaltamento e allo scalzamento della zolla radicale di un albero e di fornire alcune utili indicazioni relative alla resistenza dell’albero stesso alla rottura. Per effettuare questa prova si sottopone l’albero ad una trazione controllata atta a simulare l’azione del vento. La trazione è fisicamente prodotta da un paranco azionato manualmente (vedi immagine), collegato ad una fune a bassa elasticità (Dyneema) fissata sulla porzione alta del tronco dell’albero da esaminare. La fune – all’altro capo – è opportunamente connessa ad adeguato ed idoneo ancoraggio a distanza opportuna – da stabilire secondo contesto. Tra la fune ed il punto di ancoraggio è posizionato un dinamometro che rileva i valori della trazione e li trasmette ad un software di acquisizione dati su un computer portatile (Dynatim).

 

Al colletto dell’albero in esame, sono posizionati due inclinometri (tra loro perpendicolari ) – con risoluzione pari ad un centesimo di grado atti a registrare dati sui due assi x ed y rispettivamente paralleli ed ortogonali alla direzione di trazione e connessi ad una centralina la quale, ricevuti i dati di misurazione, così come per i dati del dinamometro, ritrasmette gli stessi ad un PC (Dynatim);  vengono inoltre posizionati sul fusto 2 estensimetri sull’asse virtuale della trazione – anch’essi connessi al sistema – che rilevano i valori di tensione e/o compressione del legno.

Al fine di calcolare il carico del vento applicato all’albero esaminato, viene valutata l’area della chioma mediante metodologia Wind Load Analysis con l’utilizzo di appositi software dedicati. Sulla scorta dei dati rilevati, di quelli forniti e dai dati tipici di riferimento si ottiene una curva da cui estrapolare i valori delle forze di carico. La curva di valori ottenuta ci fornisce per ogni carico applicato l’indice percentuale di sicurezza della pianta. La tenuta degli apparati radicali può essere così valutata raggruppando le piante secondo i parametri sopra descritti confrontati con i dati della “Curva generalizzata di ribaltamento” (L. Wessolly Stadt e Grun, 1996).

Il calcolo del fattore di sicurezza di un albero viene effettuato valutando il rapporto tra carico di rottura, ottenuto dalle prove di carico, ed il carico di lavoro ricavato mediante la Wind Load Analysis; quindi:

Il fattore di sicurezza S = PT/WLA è un numero puro derivante dal rapporto tra il carico di rottura ed il carico di lavoro. Viene pertanto convenzionalmente considerato sicuro un albero avente valori di fattore di sicurezza pari a 1,5 o superiori sollecitato con un vento ‘standard’ in un intervallo compreso tra i 36 m/s (130km/h o 12 gradi della ‘Scala Beaufort* – con riferimento al metodo SIM) e i 27 m/s (100 km/h o 10 gradi della ‘Scala Beaufort*) come stabilito dalle note tecniche CNR-DT 207/2008 (poi riprese nelle NTC 2018 e presenti nell’Eurocodice 1 Azioni del Vento) per la Regione Lazio. I valori compresi tra 1 e 1,5 (valori al limite), richiedono una attenta valutazione delle condizioni ambientali per definire in seguito i criteri operativi per riportare l’albero ad un adeguato margine di sicurezza.

Pur fornendo validi indizi sulla stabilità dell’albero indagato, questo tipo di esame fornisce tuttavia valori attendibili che fanno riferimento al momento in cui l’indagine viene eseguita. Gli esiti infatti offrono un quadro predittivo dei comportamenti dell’albero ovvero della sua resistenza a ribaltamento e alla rottura del fusto, di natura prettamente meccanica utilizzando come principali parametri di riferimento altezza, diametro, specie dell’albero (con diverse caratteristiche meccaniche del legno), dimensione della chioma e velocità del vento simulato. Gli algoritmi di calcolo a monte della curva di valori ottenuti, per loro natura non tengono conto di altri parametri che entrano in gioco e che possono subire importanti variazioni a distanza di tempo. Tra questi parametri aggiuntivi si annoverano tra i più rilevanti: lo stato di coesione del terreno (terreno asciutto, umido, imbibito di acqua), la temperatura dell’aria, la situazione igrometrica (umidità dell’aria), la situazione fisiologica dell’albero con l’eventuale sopravvenienza di fisio/fitopatie.

Per alberature di alto valore storico e/o paesaggistico dotate di branche problematiche di grandi dimensioni, e radicate in aree sensibili soggette ad elevata frequentazione pedonale e veicolare, in alternativa ad interventi drastici quali la riduzione della branca ‘pericolosa’, è possibile intervenire con un sistema di consolidamento delle branche tramite “cavi Boa”. Si interviene generalmente nei seguenti casi:

  • consolidamento di singoli rami/branche e fusti codominanti
  • protezione di bersagli significativi sottochioma (persone, cose e strutture)
  • protezione delle ramificazioni deboli (presenza di carie o cavità)
  • protezione delle biforcazioni deboli (presenza di corteccia interclusa)

Gli interventi di consolidamento sono suddivisi in tre categorie (Fig.1):

  • consolidamento dinamico (installazione orizzontale) (Fig. 2.a): nel sistema dinamico le funi in polipropilene, dotate di un gradiente di elasticità, permettono il movimento naturale dell’albero riducendo tuttavia oscillazioni troppo forti e pericolose (James et al., 2006, Spath et al. 2006). Non verrà inoltre bloccata la crescita naturale dei tessuti legnosi, poiché la pianta non percepisce l’ancoraggio.
  • consolidamento statico (installazione orizzontale) (Fig. 2.b): nel sistema statico le funi i dyneema impediscono ogni escursione della branca o fusto consolidato (per impedire ad esempio che una branca ammalorata possa rompersi). Nel sistema statico, dovendo inibire il movimento, verranno utilizzate funi di tipo rigido, come il dyneema.
  • consolidamento di tenuta (installazione verticale) (Fig. 2.c): nel sistema a tenuta, le funi sono utilizzate per prevenire l’eventuale caduta al suolo per rottura di branche particolarmente grandi ed esposte.

Le portate delle funi utilizzate (2, 4, 8 e 16 tonnellate) vengono selezionate in base ai diametri delle branche o dei fusti da consolidare e dal risultato che si intende raggiungere.

La fitopatologia è lo studio delle malattie delle piante provocate da virus, batteri, alghe, fitoplasmi e funghi ma anche fisiopatie, vale a dire tutti quelle anomalie derivanti da fattori esterni non imputabili ad esseri viventi (clima, acqua, suolo etc.).

Tra i nostri più stretti collaboratori, annoveriamo di un fitopatologo specializzato nella cura e nella prevenzione di malattie delle piante e operiamo da diversi anni con l’applicazione del protocollo del metodo di lotta integrata e del metodo di lotta biologico per la cura delle diverse patologie vegetali mediante l’uso di fitofarmaci non tossici per l’uomo e per gli insetti utili (fitofarmaci selettivi).

Utilizziamo la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni) e l’introduzione di insetti e acari utili e di specifici antagonisti, nematodi entomopatogeni, induttori di resistenza, micorrize;
Effettuiamo monitoraggi nelle aree per controllo malattie o parassiti per i quali è prevista la lotta obbligatoria;
Dove necessario effettuiamo analisi del suolo e piani di concimazione.

   

Tra i programmi di lotta biologici: lotta alla processionaria del pino, (bacillus thuringiensis var. Kurstacki) e alla processionaria delle querce; lotta alla cocciniglia cotonosa degli agrumi e alla cocciniglia tartaruga del pino; lotta all’aleurodide alieno degli agrumi; lotta contri i parassiti su piante ornamentali da esterno (afidi e cocciniglie con predatori quali coccinelle e crisophe).

Per la lotta ai principali parassiti delle piante arboree eseguiamo interventi in endoterapia, tecnica che permette una lotta efficace a numerosi parassiti e/o patologie a bassissimo impatto ambientale;

i vantaggi dell’endoterapia rispetto ai tradizionali trattamenti alla chioma sono facilmente intuibili: nessuna dispersione di prodotto nell’ambiente; utilizzo di piccole quantità di prodotti fitosanitari; velocità e agilità di applicazione, fondamentale nel caso di lunghe alberate, alberi difficilmente raggiungibili, piante in aree sensibili; durata della copertura del trattamento fino a due stagioni.

Tra le patologie che si possono curare con i trattamenti endoterapici segnaliamo la Cocciniglia tartaruga del pino, la Cameraria dell’Ippocastano, la Tingide del Platano, la processionaria del pino, il punteruolo rosso delle palme, Armillaria mellea, Acari e Afidi.

La tecnica dell’endoterapia applicata alle piante ornamentali, consiste nell’iniezione del prodotto curativo, da parte di personale specializzato, nel sistema linfatico delle piante.

    

Mediante due trattamenti endoterapici si può ottenere come risultato finale, la diffusione del prodotto curativo all’interno della pianta, fino alle parti verdi che vengono colpite da parassiti e/o malattie, proteggendole.

I trattamenti endoterapici si praticano in alternativa ai metodi tradizionali (prevalentemente trattamento per aspersione), per le sue caratteristiche peculiari che la distinguono dal trattamento alla chioma.

Si può effettuare in ambienti e situazioni diverse, e risponde ai requisiti previsti dal Piano di Azione Nazionale riguardante l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, in particolare riguardo la riduzione dei rischi derivanti dal loro impiego, nelle aree frequentate dalla popolazione e da gruppi vulnerabili, dove si devono adottare tutti i mezzi, le tecniche, le attrezzature, volte a ridurre al minimo la dispersione dei prodotti fitosanitari. I prodotti chimici iniettati, si spostano in senso “acropeto”, insieme alla linfa grezza dalle radici alle foglie, utilizzando i vasi linfatici.

Possiamo quindi stabilire, tramite l’esperienza maturata e i dati oggettivi, i numerosi vantaggi:

  • nessun insetticida nell’ambiente
  • valorizzazione della lotta integrata e rispetto degli insetti utili
  • compatibilita’ ecologica e apprezzamento della pubblica opinione
  • dosaggio preciso e efficacia sicura
  • protezione totale della pianta e trattamento di lunga durata
  • ininfluenza dalle condizioni ambientali ed atmosferiche

Ove necessario, eseguiamo interventi di bioattivazione radicale con palo iniettore. Il palo iniettore è uno strumento utilizzato per raggiungere l’apparato radicale della pianta e rilasciare nel terreno  soluzioni nutritive e micorrize e/o prodotti fitosanitari specifici.

I trattamenti di bioattivazione radicale avvengono attraverso la somministrazione di prodotti di origine biologica, a livello radicale a pressione (palo iniettore) e consentono alla pianta di avere un buon stato vegetativo che si evidenzia in termini di risposta fisiologica attraverso un maggiore rigoglio vegetativo, l’emissione di nuovi germogli, una migliore colorazione del fogliame ed in definitiva una generale stimolazione all’ accrescimento. Il suolo reagisce positivamente migliorando la componente minerale, la disponibilità degli elementi nutritivi e aumentando l’attività microbica.

La bioattivazione ha un effetto positivo anche nella traslocazione dei prodotti fotosanitari in seguito ad interventi endoterapici.

       

La distribuzione di questi prodotti (soluzioni-sospensioni in dosi che sono in funzione del tipo di pianta e delle sue dimensioni) avviene tramite l’utilizzo di cisterna e di palo iniettore, per l’introduzione a pressione della soluzione direttamente nel terreno. Le miscele di prodotti utilizzate consistono in:

Concime organico NPK, ricco di amminoacidi naturali e fosforo biologico in forma liquida, viene assorbito immediatamente e completamente dall’albero;

Acidi umici e acidi fulvici, che migliorano la struttura del terreno, ottimizzano l’assorbimento dei nutrienti da parte delle radici ed incrementano l’attività microbica del terreno.

Micorrize del genere Glomus (mossae ed intraradicies), Trichoderma e batteri della rizosfera PGPR (genere Bacillus e Pseudomonas). Migliorano la capacità di assorbimento degli elementi nutritivi (il ferro e il fosforo in modo particolare) e dell’acqua. Dunque, favoriscono lo sviluppo radicale ed un migliore attecchimento, aumentano la resistenza della pianta a siccità, salinità e attacchi parassitari.

L’attività di censimento e catasto del verde è normalmente espletata unitamente alla analisi fitostatica con metodo VTA/QTRA, mediante apposizione di etichette (metodologia Arbotag) con georeferenziazione delle alberature, redazione di schede fitostatiche e in un secondo momento, realizzazione di cartografie digitali e/o sistemi GIS (WEB GIS).

La predisposizione di un efficiente catasto degli alberi (censimento) è operazione di primaria importanza al fine identificare univocamente i singoli alberi durante i controlli periodici o gli interventi di manutenzione e per la successiva predisposizione di planimetrie georeferenziate.

Per il contrassegno degli alberi censiti ci avvaliamo da molti anni del sistema brevettato per l’etichettatura degli alberi Arbo Tag.

   

Con questo sistema – grazie ad opportuni accorgimenti tecnici – l’etichetta accompagna l’espansione del tronco e non viene inglobata all’interno della corteccia. L’etichetta è posizionata ‘fuori portata’ (a 2,5-2,8 mt di altezza). Le etichette utilizzate in materiale plastico indistruttibile – proveniente da plastiche riciclate e interamente riciclabili – sono personalizzabili nella scelta del colore più opportuno e con numeri, lettere, codici a barre e/o QR secondo le esigenze e indicazioni del caso.

Le principali fasi di lavoro di una attività di censimento sono:

  1. Acquisizione cartografia di base, individuazione degli alberi, classificazione specie vegetale, etichettatura.
  2. Compilazione schede di campo con i principali dati biometrici e condizioni fitosanitarie e gli interventi necessari a garantire le migliori condizioni di benessere per gli alberi e la sicurezza per gli utenti; le schede, se occorre possono essere integrate con le valutazioni di tipo VTA e/o QTRA.
  3. Raccolta e inserimento dei dati raccolti in campo su base dati informatica da utilizzare come strumento conoscitivo flessibile; inserimento dei dati censiti in un sistema spaziale di coordinate (geo-referenziazione)
  4. Riporto cartografico dei dati raccolti in campo. Sviluppo dei dati cartografici in un database e restituzione grafica dei dati implementati. I dati cartografici possono essere anche riportati su formati digitali GIS (Q-GIS) con basi diverse (carta vegetazionale, Carta Tecnica Regionale, Catastale, aerofoto etc. o con base aerofotografica su piattaforma web (anche Open source come Google – My Maps) disponibile a tutti o con permessi differenziati.

Per la gestione delle aree verdi – in riferimento a aree verdi ampie e articolate e/o veri e propri parchi –  a partire dal censimento fitostatico delle alberature, alle analisi VTA e ad eventuali esami strumentali, andando a coprire la gestione ordinaria e straordinaria del verde, è possibile utilizzare piattaforme software molto articolate usufruendo di sistemi informatizzati del verde.

Esistono diversi sistemi in commercio: si tratta generalmente di piattaforme integrate e georeferenziate per tutti gli attori coinvolti nella gestione, manutenzione e documentazione delle aree verdi basate su tecnologia web e mobile: tutti gli utenti accedono a un unico database in base ai loro ruoli con un semplice browser web o sul campo utilizzando un tablet o un’applicazione su smartphone.

    

I principali vantaggi dei sistemi informatizzati del verde sono:

  • Gestione di tutti gli elementi delle aree verdi e di tutte le informazioni relative, dalle alberature, alle superfici a verde, all’arredo urbano, attrezzi ludici, pavimentazioni, ecc.
  • Possibilità di gestire per ogni pianta una o più schede di ispezione visiva (VTA) o di misurazioni strumentali nel corso del tempo, e quindi di avere un controllo preciso dello stato di salute di ogni pianta.
  • Possibilità di programmare e calendarizzare le lavorazioni e le ispezioni future in base all’esito di ispezioni passate (classe di propensione al cedimento).
  • Rappresentazione su mappa di tutti gli elementi con funzioni di interrogazione, ricerca e configurazione dei layer visibili.
  • Ampie funzionalità di consultazione e ricerca, sia da mappa che da tabelle, editing cartografico, interrogazione, misurazione, stampa, importazione ed esportazione dei dati in vari formati.
  • App mobile per aggiornare le informazioni sul campo, anche in assenza di connessione dati.
  • Riduzione delle spese di manutenzione e maggiore trasparenza e migliore comunicazione con il pubblico
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